RACCONTI DAL FESTIVAL: VENERDI’ 25 LUGLIO

Il Festival Alta Felicità è un momento che, ogni anno, aspettiamo con trepidazione. È un appuntamento che costruiamo con cuore e fatica, perché vogliamo regalare a tuttə coloro che ci raggiungono un’esperienza unica, intensa e necessaria. Anche quest’anno, con immensa gioia, possiamo dire che il Festival è iniziato: un fiume di persone sta attraversando l’Italia per raggiungerci. Le navette viaggiano senza sosta da Susa a Venaus, per portare chiunque voglia immergersi nella Borgata 8 Dicembre, cuore pulsante di questa festa di resistenza. Il nostro Festival parla di lotte e passioni, in una cornice di musica e intrattenimento di altissima qualità. È un mondo che si apre davanti agli occhi di chi lo attraversa: dibattiti, assemblee, momenti di confronto sono l’anima di un’esperienza più unica che rara, dove la cultura si intreccia alla politica e alla bellezza della partecipazione popolare. E con poche righe vogliamo riassumere solo alcuni degli eventi di oggi, La mattina si è aperta con la presentazione del libro “Sotto il cielo di Gaza” con Nandino Capovilla, Betta Tusset ed Enzo Infantino, incentrato sulla situazione dei rifugiati palestinesi nei campi in Libano e Medio Oriente. È seguito un intenso dibattito sull’Intelligenza Artificiale, con Alberto Puliafito e Stefano Borroni Barale, dal titolo provocatorio: “Le nuove tecnologie sono monopoli per pochi o strumenti per il bene comune?”. Al centro dell’incontro, la decostruzione della retorica della neutralità dell’IA, smontata con precisione chirurgica dagli interventi dei relatori. Se l’intelligenza artificiale riflette le scelte, le responsabilità e gli interessi di chi la progetta e la implementa, l’IA va compresa come uno strumento politico ed economico, un dispositivo costruito da esseri umani in contesti di potere. C’è quindi l’urgenza di non abbandonare la questione nelle mani di pochi, ma di sviluppare tecnologie dialogiche, trasparenti, partecipate e critiche. Lungi dall’aver tratto una riflessione conclusiva, l’incontro ha avuto il merito di riportare la discussione sulle tecnologie nel solco delle pratiche di lotta e resistenza, superando tanto il catastrofismo quanto l’entusiasmo acritico. Nel pomeriggio si è invece affrontato il tema delle trasformazioni del mondo del lavoro e delle condizioni nelle zone di sacrificio, da Taranto alla GKN. Sul palco sono intervenuti Dario Salvetti (GKN), Raffaele Cataldi (Taranto) e Paola Imperatore, tracciando un filo rosso tra esperienze di lotta diverse ma profondamente connesse. Se zone di sacrificio, analizzate da Paola Imperatore, sono quei territori condannati a pagare il prezzo più alto delle scelte industriali e politiche, spesso in nome di un progresso che non li riguarda, dall’esperienza della GKN, con la sua resistenza collettiva contro la delocalizzazione e il saccheggio delle competenze operaie da parte della multinazionale, si è raccontato il passaggio da vertenza sindacale a laboratorio di autogestione e mutualismo, un modello che parla al Paese intero. A seguire, Raffaele Cataldi ha portato la voce di Taranto, città strangolata dalla monocultura dell’acciaio e dai ricatti occupazionali. La sua denuncia è stata chiara: l’ILVA continua a imporre alla città la scelta tra salute e lavoro, mentre le promesse di riconversione rimangono parole vuote, meri slogan di facciata. Il dibattito ha reso evidente la necessità di continuare a costruire alleanze tra comunità resistenti e di immaginare alternative reali, capaci di coniugare giustizia sociale e ambientale. Nel pomeriggio, il focus sulla Palestina è proseguito con un incontro dedicato al ruolo dei movimenti transnazionali e studenteschi nella lotta di liberazione palestinese.

Al dibattito hanno partecipato Maisa H., Mjriam Abu Samra, insieme ai collettivi di Urgence Palestine e Samidoun – Palestinian Prisoner Solidarity Network. Gli interventi hanno tracciato una mappa di resistenze diffuse, in cui il movimento palestinese continua a essere un punto di riferimento imprescindibile per tutte le lotte contro il neoliberismo, il colonialismo e l’imperialismo, riaffermando che la liberazione della Palestina è una battaglia globale. L’incontro ha evidenziato come la costruzione di reti di solidarietà internazionali sia fondamentale per rompere il silenzio e l’isolamento imposto al popolo palestinese. E’ emersa con forza l’importanza di connettere le lotte contro l’imperialismo globale con le comunità palestinesi in diaspora e nei territori occupati e continuare a lottare per la liberazione dei prigionieri politici, superando la retorica umanitaria e rivendicando una solidarietà politica, capace di agire sui nessi tra oppressione coloniale, razzismo e capitalismo globale. Vogliamo anche spendere alcune parole sul dibattito “Guerra interna e territori” con Quarticciolo Ribelle, Mathieu Rigouste, Soulèvment de la Terre e Tsedek che si è svolto nello spazio autogestito. Appuntamento partecipatissimo, ha raccontato di come la guerra dispiegata che vediamo in territori lontani dalle nostre latitudini è una realtà che si ripercuote anche su tutti gli ambiti delle nostre vite. Il dibattito è stato introdotto da Quarticciolo Ribelle, esperienza di lotta di un quartiere popolare romano che da tempo si confronta con un livello di abbandono e di sfruttamento della periferia, organizzandosi con chi la abita per costruire possibilità migliori di vivibilità e di sicurezza: educazione, servizi, sanità e socialità. Gli interventi che sono seguiti hanno tematizzato la questione della “guerra interna” e di come gli apparati statali siano una riproduzione coloniale, sia all’esterno che all’interno dei propri confini. Insieme a Mathieu Rogouste militante e ricercatore indipendente di scienze sociali e a Jonathan del collettivo ebraico decoloniale Tsedek sono stati affrontati questi temi, ed è stato presentato il percorso che in Francia è “Guerre à la Guerre”, una coalizione autonoma, larga ed eterogenea che si organizza per fermare i tentacoli dello stato imperialista e coloniale che sostiene il genocidio in Palestina da un lato, ma dall’altro crea laboratori di repressione che riproducono le stesse dinamiche nelle periferie, contro chi si oppone allo stato di cose esistenti e vogliono sabotare e bloccare la guerra a partire dai propri territori. Proprio da questa assemblea è stato rilanciato l’invito a partecipare all’Assemblea nazionale di domenica “GUERRA ALLA GUERRA” – Appello per la costruzione di un percorso contro la guerra, il riarmo e il genocidio in Palestina. Non sono ovviamente mancati i concerti, che hanno animato la serata con un’energia travolgente. Sul palco si sono alternati The Originals (Africa Unite + Bluebeaters), Casino Royale, Post-Nebbia, Francamente, Medusa, Frammenti, Funky Club Orchestra, Tun, Errico Cantamale e Giorgio Nieloud. Nonostante la pioggia intermittente, l’arena era colma: un pubblico caloroso e determinato ha trasformato ogni esibizione in un momento indimenticabile, a conferma di come la musica al Festival Alta Felicità sia sempre qualcosa di più di un semplice concerto — un’esperienza collettiva di resistenza e gioia condivisa. Non ci resta che, prima di augurarvi la buona notte, di ricordarvi la manifestazione organizzata dal Movimento No Tav che Sabato alle ore 12:00 partirà da Venaus verso i cantieri della devastazione! Avanti No Tav!