MESSAGGIO AD ALTA FELICITA’

Condividiamo il messaggio mandato dal Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensati di Taranto che avrebbe dovuto raggiungerci in Valsusa, ma che per impedimenti non è potuto essere qui con noi.

Il Comitato che da anni organizza l’Uno Maggio di Taranto, una giornata di concerti realizzata dal basso che, come il Festival Alta Felicità, è dedicata alla lotta per la chiusura dell’Ilva, contro l’inquinamento atmosferico e ambientale, che ogni anno provoca centinaia di morti.

Salutiamo con affetto gli attivisti e le attiviste tarantine, consapevoli che la lotta per un modo libero dallo sfruttamento ambientale, del lavoro e delle persone continua insieme.

Eravamo strapronti a vivere tre giorni altamente felici insieme a voi ma cause impreviste ce lo impediscono. Ci manca questo appuntamento fisso ma sempre arricchente e quest’anno ancora più importante perché la crisi climatica e sociale ha già raggiunto le dimensioni temute.

La nostra vita è in pericolo, la nostra progettualità è compromessa, la salvezza dell’intero pianeta e di ogni specie che lo abita è a rischio perché è nelle mani di pochi,

criminali ci sentiamo di aggiungere.

Questo richiede la più rapida risposta da parte dei movimenti di lotta perché l’inadeguatezza della classe politica e l’avidità condivisa con le lobby mondiali stanno raggiungendo la deriva antidemocratica ad una velocità più pericolosa del dato scientifico stesso.

Saranno confronti preziosi quelli che seguiremo a distanza, sull’acqua, sulla dignità del lavoro, sulla violenza sui corpi, sulla repressione dei diritti e verso chi li difende.

Alle compagne e ai compagni NoTav che continuano a subire restrizioni alla libertà personale vanno quindi il nostro più grande abbraccio e ringraziamento perché difendere un diritto significa difenderlo per tutti.

Noi non lo dimentichiamo e per questo il palco dell’unomaggio libero e pensante continuerà ad essere sempre casa vostra.

La nostra lotta collettiva, come sapete, è cominciata esattamente dieci anni fa, quando alla notizia del

sequestro dell’area a caldo degli impianti Ilva è scoppiata la rivolta in fabbrica e in città. Da una parte padroni e sindacati a difendere un lavoro che ammazza, dall’altra lavoratori e cittadini che hanno scelto di fare fronte comune, rivendicando un concetto di lavoro che preservi il diritto alla vita.

Esattamente il tema di questi giorni.

La nostra rivendicazione di giustizia ambientale per avere giustizia sociale ha scosso un sistema che si sentiva sicuro fra tessere e poltrone e il ricatto di portare alla fame tante famiglie e se non abbiamo potuto chiudere una fabbrica abbiamo certamente aperto la strada del dissenso.

Augurando a tutte e tutti la più alta felicità vi salutiamo con le parole di due nostri operai, con un pezzettino di quella verità che continueremo a raccontare:

“Sono Mimmo, in Ilva dal 1992, ai ponteggi con i tubi innocenti, calore, minerale, gas, 24 ore in infermeria con l’ossigeno.

Andiamo avanti, agosto 2006 un volo di nove metri con un motocarrello di 9 tonnellate. Cranio, costole, braccia rotte. Mia moglie incinta. A dicembre è nato nostro figlio.

Andiamo avanti, non ero più adatto ai ponteggi e mi mandano in acciaieria.

2010 tumore all’intestino, prima operazione a Natale. Andiamo avanti, inizio la chemio, nello stesso ospedale in cui stava morendo mio suocero. Ho detto a mia moglie di andare dal padre  che  io avrei iniziato da solo. Andiamo avanti … “

“Sono Raffaele operio ilva in cassaintegrazione dal 2018, fra i primi nella graduatoria dei rompi coglioni.

Sono uno di quei sognatori che il 2 agosto 2012 ha fatto irruzione alla manifestazione dei sindacati venuti a difendere un lavoro che a Taranto uccide operai e cittadini.

Sono un sognatore che ha votato la sua vita familiare e lavorativa alla lotta per la chiusura della fabbrica in cui lavoro.

Vi chiedo scusa se non sono con voi, in una delle vertenze più importanti de paese, esempio di resistenza che noi non siamo riusciti a emulare, perché la nostra realtà locale è particolare e quella fabbrica è radicata sul territorio da più di 60 anni.

Non è facile sdradicare dal cuore dei tarantini la rassegnazione alla morte e alla malattia in funzione del dio denaro.

Per questo il 2 agosto 2012 è una data storica per la città ed è emblematica per noi del comitato. Ricordo tutto  di  quel  giorno con estrema lucidità,  l’adrenalina nell’entrare in piazza, la forza con cui lanciavamo i cori contro padroni e sindacati.

So che il 2 agosto ho e abbiamo spezzato le catene del ricatto occupazionale.

Penso invece con rammarico a tutti quei cittadini “ambientalisti” che ci incitavano alla lotta, promettendoci solidarietà ad oltranza mentre oggi siedono

in consiglio comunale con il PD.

Partito responsabile di 13 decreti salva Ilva che dal

2012 hanno permesso che gli impianti sequestrati di continuare a marciare.

In questi 10 anni contiamo migliaia di malati, centinaia di morti per malattia e nove operai morti sul lavoro, senza che per loro quei sindacati, che il 2 agosto 2012 incitavano la polizia a caricarci, abbiano mai indetto un solo sciopero ad oltranza.

Chi vi parla oltre a “perdere il posto di lavoro” si è dovuto operare di carcinoma alla tiroide.

“Una minchiata”

Cosi diceva patron Riva per i nostri malati:

“Due morti in piu, che vuoi che siano, una minchiata …”

Una minchiata, forse diranno anche i politici  locali  e  nazionali della più falsa transizione ecologica su cui si apprestano a mettere le mani.

Ma noi siamo qui insieme a voi per impedirglielo!”

29-30-31 luglio 2022

Venaus - Valle di Susa

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